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Un caffè con… Marco Pelle Finanza e teatro, un matrimonio d’amore

La nuova iniziativa di Italians’ Private Capital Association (IPCA) con la Fondazione Milano per La Scala “Un caffè con…” si è aperta mercoledì scorso con il coreografo Marco Pelle.

Il progetto nasce dall’idea di mettere insieme il mondo della finanza e quello del teatro lirico più famoso al mondo, consapevoli dello stretto legame che li unisce, al di là delle apparenze, e dei benefici che l’arte e la musica possono portare al mondo frenetico degli affari. In questo momento l’obiettivo è trasformare il social distancing in opportunità, e mettere a frutto esperienze e strategie diverse da parte di artisti di fama internazionale che si trovano in alcuni casi a vivere una situazione di “vita sospesa” dovuta al confinamento. Questo l’obiettivo di Un caffè con… veri “bubble caffè”, incontri ristretti e confidenziali, organizzati dal Gruppo Giovani di Fondazione Milano per Scala capitanato da Valeria Mongillo, anche membro del consiglio di amministrazione, che vede in questo ciclo un’interessante collaborazione con Italians’ Private Capital Association (IPCA).

IPCA è un’organizzazione no-profit promossa da Valeria e Natalino Mongillo, che vuole unire nel mondo, partendo da Londra, i professionisti italiani del private capital (si veda qui altro articolo di BeBeez) .  L’associazione ha come obiettivo principale consolidare i rapporti professionali e personali dei propri associati creando una nuova “community” attraverso l’organizzazione sia di eventi business e formativi con esponenti della finanza e dell’economia, sia di eventi focalizzati sul sociale, volontariato, arte e cultura. Oltre a sponsor come Orrick, Belluzzo International Partners, EOS Investment Management e Lansons, IPCA ha ricevuto anche il patrocinio della la Camera di Commercio e Industria Italiana per il Regno Unito, Ambasciata Italiana e del Consolato Generale d’Italia a Londra.

Abbiamo raggiunto al telefono Valeria Mongillo alla quale abbiamo chiesto: che tipo di sollecitazione rivolge l’iniziativa al video-spettatore?
“La prima esigenza che abbiamo voluto colmare è di ricreare un’atmosfera intima anche se digitale e per questo abbiamo deciso di creare piccoli gruppi. L’idea è che l’arte sviluppi un’energia molto potente nella gestione delle difficoltà, foriera di resilienza ed è per questo che siamo partiti con Marco Pelle, un’icona in tal senso. Naturalmente il confronto si apre oltre l’esperienza contingente del confinamento, per abbracciare l’orizzonte dell’arte di fronte alla difficoltà e a situazioni estreme. Inoltre Marco Pelle, in linea con lo spirito della nostra Associazione rappresenta un italiano all’estero, un caso di successo.”

In un momento in cui il tempo sembra dilatarsi e anche svuotarsi, qual è il ruolo dell’arte a distanza?
“La considero un balsamo per l’anima, non un passatempo o un riempitivo – in questi mesi forse siamo stati anche troppo sollecitati da eventi on line – quanto un modo per stimolare la creatività e anche diventare più performanti per utilizzare in modo intenso il tempo e non accelerato. Il concetto di work-life balance, di cui tanto si parla può trovare in quest’iniziativa una sua applicazione.”

Perché proprio la danza?
“Sono partita dalla considerazione che l’uomo è movimento e il suo migrare è connaturato a livello esistenziale. Ora la danza esprime per eccellenza il movimento in armonia, che è anche sfida rispetto alla fatica, dimostrando il lavoro costante per ottenere la leggerezza che è forse quello di cui abbiamo bisogno.”

Qual è la sfida che questa iniziativa si propone rispetto allo spettatore?
“Far partecipare lo spettatore in modo interattivo all’arte significa non sentirsi ridicoli, come mi ha suggerito Marco Pelle, liberando le energie emozionali: è uno spazio di decompressione dalla quotidianità che oggi è costrizione nello spazio più che nel tempo del lavoro. Questa modalità sottolinea la potenza dell’arte che permette di lasciarsi andare, diventando parte di un altro mondo. Il tentativo è di ricreare l’effetto di sospensione che si crea a teatro, dove è buio, silenzio, telefoni spenti. Non è un caso che si parli di tempio della musica o della danza.”

Come si svolge il caffè?
“L’evento è aperto esclusivamente ai soci della Fondazione e di IPCA e la prenotazione avviene dando precedenza all’iscrizione che arriva per prima, raggiungendo un numero molto ristretto per consentire l’intimità e il dialogo. Tramite la piattaforma zoom si entra in una situazione engagement creando una modalità molto vicina al networking, evitando la fruizione a senso unico. E’ un’occasione per conoscere persone nuove, confrontarsi, con colleghi di altri luoghi e profili professionali. L’incontro con Marco Pelle ha preso avvio dalla sua storia personale per avviare un dialogo su vari aspetti come quello del riflesso della globalizzazione sull’arte.”

Per chi non è tra i partecipanti c’è una possibilità di recuperare il contenuto degli incontri?
“Come IPCA ho scelto di non registrarlo proprio per sottolineare l’unicità, l’intimità dell’incontro come fosse in presenza però stiamo valutando di mettere delle ‘pillole’ in linea per promuovere l’inclusività. La volontà di estenderla è anche attraverso l’idea della ‘replica teatrale’, sempre per andare incontro all’irripetibilità dello spettacolo in teatro. In ogni caso chi è interessato al nostro tipo di attività può iscriversi sia all’Associazione che ovviamente ha un profilo professionale ben definito sia alla Fondazione Milano per la Scala che è aperta a tutti gli appassionati”.

Il secondo appuntamento è mercoledì prossimo, 3 febbraio, alle ore 19, con Marco Agostino, ballerino solista e Martina Arduino, prima ballerina della Scala.

Marco Pelle, vincitore del Premio Primi Dieci Usa 2016, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri italiano, è considerato uno dei 10 italiani più influenti negli Stati Uniti. Il coreografo inizia la sua formazione professionale di danza in Italia all’età di 20 anni, un’età in cui per molti la carriera di ballerino professionista è già ampiamente avviata; quindi prosegue a Monaco presso la “Académie Princesse Grace”, prima di trasferirsi a New York e ‘scoprire’ Merce Cunningham, uno dei grandi coreografi contemporanei americani con cui studierà per diversi anni grazie a ben nove borse di studio per merito.

Dal 2002 è coreografo residente del New York Theatre Ballet, compagnia per cui crea diversi lavori, spesso in collaborazione con il fratello Federico, compositore, tra cui SolitudeSpaceseEndlessPossibilities of Being.

Nel 2013 Pelle collabora con la grande ballerina Alessandra Ferri nel suo spettacolo di ritorno alle scene The Piano Upstairs presentato al Festival di Spoleto, che vede in scena con lei l’attore americano Boyd Gaines.

Come coreografo d’opera lavora a lungo negli Stati Uniti e all’estero. Firma la coreografia di quattro produzioni a Pechino, al National Center of the PerformingArts, tra cui Aida di Giuseppe Verdi con i costumi disegnati dal Premio Oscar Franca Squarciapino e le scenografie di Ezio Frigerio.

Nel 2013 coreografa Passage, un cortometraggio diretto da Fabrizio Ferri, che ne firma anche le musiche, interpretato da Roberto Bolle con la partecipazione di Polina Semionova. Passage, che ha aperto il Festival del Cinema di Venezia in celebrazione del 25mo anniversario di Vanity Fair, è diventato un fenomeno virale su internet.

Nel 2015 crea Libera! per Luciana Paris e Sterling Baca, entrambi ballerini solisti all’American Ballet Theatre, che lo eseguiranno al Guggenheim Museum di New York. L’American Ballet Studio Company ha aggiunto Libera! al proprio repertorio ed è il primo pezzo di Pelle ad essere ballato in tre continenti da varie compagnie: America, Europa e Asia. Nel 2017 il coreografo vede il suo debutto alla regia d’opera con Un ballo in maschera di Verdi, diretto e coreografato per il Florida Grand Opera. Inoltre dirige e coreografa le opere contemporanee Frida e Song From The Uproar per la Cincinnati Opera nel 2018. La produzione di Tosca di Giacomo Puccini del Michigan Opera Theatre, che lo vede in veste di regista, viene definita da Opera News una delle cinque produzioni operistiche da vedere negli Stati Uniti. Il balletto breve Carmen, coreografato per l’American Ballet Theatre Studio Company, debutta nel 2018 alla Frick Collection di New York, prima di intraprendere un tour nazionale nello stesso anno.

Il 2018 vede anche il suo debutto per la tv americana con diverse coreografie classiche all’interno della nuova serie tv di Ryan Murphy – regista e creatore di “Glee”, “American Horror Story”, “Feud” e “Mangia. Prega. Ama.” – intitolata “Pose”, che riceverà una nomination ai Golden Globes come ‘miglior serie TV’.

Il 2019 vede il debutto di Marco Pelle in qualità di Direttore Artistico, accanto ad Alessandra Ferri, di un gala internazionale di danza intitolato The Art of The Pas De Deux, con grandi stelle della danza tra cui Marcelo Gomes, Herman Cornejo e Misa Kuranaga, un evento con grandi coreografie tra classico e moderno.